In quel momento si avvicinarono a Gesù
alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole
uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella
volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo
giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno
seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia
fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i
profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto
raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi
non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che
non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene
nel nome del Signore!”».
Rm 8,31-39
Sal 108 Lc 13,31-35
Mi tocca particolarmente il tuo coraggio che
si manifesta in questo vangelo. Tu non hai paura dei potenti, sai chiamare le
cose con il loro nome. E qual è la sorgente di questo coraggio? – è la fiducia
nell’Amore che ti lega al Padre, un amore che ben sai che non nega la croce, ma
la riempie di significato. Dona anche a noi il coraggio che nasce dall’amore che
ci rende consci che «in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a
colui che ci ha amati» e persuasi che né morte né vita, né presente né avvenire
e nessuna creatura «potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo
Gesù, nostro Signore».