La vita non segue un percorso predefinito e prevedibile. Non potendo
prevedere i nostri passi, nella vita dobbiamo imparare di volta in volta a
prendere le scelte adeguato. Il numero 71 di Parola, spirito e vita è
dedicato proprio a questa tematica.
Il numero dei «quadri di lettura biblica» raccoglie quindici contributi
suddivisi in tre parti che vertono sull’Antico Testamento, sul Nuovo Testamento
e sulla vita della chiesa e lo sguardo all’attualità.
«DISTINGUERE IL BENE DAL MALE»
Nell’Antico Testamento, la figura di Salomone spicca come modello di
saggezza e discernimento. La sua famosa preghiera al Signore - «Concedi al tuo
servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia
distinguere il bene dal male» (1Re 3,9) – è considerata dai rabbini non solo
come preghiera saggia, ma anche come preghiera astuta. Infatti, chiedendo la
sapienza acquisiva lo strumento migliore per essere potente e ricco. Ad ogni
modo, il testo biblico mostra che la richiesta di Salomon è stata molto gradita
al Signore: «Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato
questa cosa. Dio gli disse: “Poiché hai domandato questa cosa e non hai
domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai
domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel
giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e
intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te. Ti
concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria, come a nessun
altro fra i re, per tutta la tua vita”».
Una storia rabbinica traduce in termini ancora più chiari l’astuta saggezza
della richiesta di Salomone. «Disse Rabbi Shimon in nome di R. Shimeon ben
Chalafta: “Si può istituire un confronto con un consigliere che era cresciuto
nel palazzo di un re e al quale il re disse: ‘Chiedimi quello che vuoi’. Il
consigliere pensò: ‘ Se io chiedo oro e argento me lo darà senz’altro e così se
io chiedo perle e pietre preziose. Perciò mi conviene chiedere la figlia stessa
del re, così avrò tutto». La saggezza del discernimento è la “figlia” diletta di
Dio, una regina delle virtù.
La questione del discernimento nell’AT passa soprattutto nel discernimento
tra vera e falsa profezia e, conseguentemente tra veri e falsi profeti. Così il
secondo contributo del numero, firmato da Benedetta Rossi, offre una lettura di
un intricato e intrigante testo (1Re 13,1-32). L’autrice mostra che i criteri
classici del discernimento tra parola profetica vera e falsa (compimento del
messaggio; ortodossia; ortoprassi (conformità tra annuncio e vita) e la capacità
di operare segni e prodigi) pur essendo importanti, non sono sufficienti. Il
lettore (e il credente) è posto dinanzi alla sfida del discernimento di quello
che Paul Beauchamp chiama il «paradosso del profetismo» che obbliga il lettore
stesso a essere profeta per discernere vera e falsa profezia.
IL DISCERNIMENTO DI GESÙ
Passando al Nuovo Testamento, l’analisi mostra come anche per Gesù il
discernimento era «frutto di un esercizio quotidiano di adesione al reale». Nel
suo essere stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato,
Gesù, nella sua umanità vera, ha portato il discernimento «a una pienezza
unica, “infallibile”, grazie alla sua autorevolezza, all’unità singolarissima
che egli mostrava tra il suo pensare, parlar e agire». Oltre all’esercizio del
discernimento, Gesù rimprovera la mancanza di discernimento e invita a
praticarlo.
Nel Nuovo Testamento, specie nel corpo paolino, i criteri del discernimento
passano attraverso il riferimento al fratello dubbioso (cf. 1Cor 8,7-13; Rm
14,14-23) e in riferimento alla propria debolezza (1Cor 1,27-28). «Il
discernimento cristiano, basato sulla fede, ci permette di riconoscere le
nostre debolezze di qualsiasi tipo come provvidenziali occasioni di richiesta d’aiuto
e di fiducioso affidamento alla potenza salvifica di Dio. È una scoperta che
vale un tesoro, un tesoro grande. Perché riguarda la porzione più consistente
della nostra persona e della nostra vita».
La terza parte del numero si dedica tra l’altro al discernimento nei padri
del deserto, al discernimento ignaziano e alla lettura dei segni dei tempi.