In quel tempo, mentre Gesù partiva da
Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo,
che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù
Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di
me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma
egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!».
Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato
via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che
io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E
Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo
seguiva lungo la strada.
Ger 31,7-9
Sal 125 Eb 5,1-6 Mc 10,46-52
Per fare l’incontro con il Signore è necessario
andare oltre le regole del bon ton. Non solo in questo vangelo, ma in altre
occasioni nei vangeli c’è qualcuno che si fa portavoce del comfort di Gesù:
«Non disturbare il Maestro». Il cieco Bartimeo ci vede chiaro: il Maestro vuole
essere «disturbato», anzi, se vogliamo essere più precisi: ciò che disturba il
Maestro è far tacere il grido del nostro cuore. Egli, in un’altra occasione,
rimprovera ai discepoli il fatto che non hanno chiesto niente nel suo nome. Il
grido di Bartimeo riecheggia il grido di Dio, il grido di Gesù che vuole
donarsi, vuole illuminare.