Ciao Robert, vedo
diffondersi molto la discussione sulla pratica della comunione sulla mano,
alcuni dicono che è una profanazione del corpo del Signore. Cosa ne pensi?
*
Caro U.,
Breve premessa
Hai ragione,
sento parlare spesso di questa questione, con toni anche allarmistici e con
delle prese di posizione radicali ed esclusiviste. Il tema potrebbe essere
trattato da diverse prospettive: storico, liturgico, pietistico e potrebbe
aprire anche svariate finestre riguardo alla ricezione della comunione che non
inizia e non finisce con l’atto di comunicarsi, … insomma, le possibilità di
svolgimento della risposta potrebbero essere tante, io scelgo un approccio più
semplice e immediato. Nondimeno un piccolo accenno storico non nuoce, quindi
comincio da quello.
LA PRIMA COMUNIONE
Se leggiamo i
testi evangelici sull’ultima cena, i testi e il contesto storico ci
suggeriscono che la “prima comunione” sia stata data in mano, anzi molto
probabilmente è passata di mano in mano!!
E la prassi delle
prime chiese non differiva. Spiega il docente di liturgia don Roberto Gulino: «Se ci guardiamo indietro vediamo come nelle
prime comunità cristiane era normale ricevere il corpo di Cristo direttamente
sulle mani; al riguardo vi sono numerose testimonianze, sia nell'area
orientale, sia in quella occidentale: molti Padri della Chiesa - Tertulliano,
Cipriano, Cirillo di Gerusalemme, Basilio, Teodoro di Mopsuestia -, diversi
canoni giuridici sanciti durante sinodi e concili (il Sinodo di Costantinopoli
del 629; i Sinodi delle Gallie tra VI e VII secolo; il Concilio di Auxerre
avvenuto tra il 561 e il 605...), fino alle testimonianze dell'VIII secolo di
s. Beda il Venerabile e s. Giovanni Damasceno: tutti attestano la medesima
diffusa tradizione».
Il punto a cui
badavano i padri non era se ricevere la comunione prima sulle mani o
direttamente in bocca, ma lo stato di grazia, la riverenza e la fede
nell’accogliere il Cristo. L’esigenza era ben oltre il formale, per ricevere
Cristo bisogna essere cristificati: «Siate ciò che vedete e ricevete ciò che
siete» (Agostino, Sermo 272).
NON SIAMO DEGNI...
L’obiezione che
sento più spesso è questa: «I laici non sono degni di ricevere il Signore sulle
mani, solo il sacerdote può farlo». Quest’obiezione è semplicemente orrenda e
si fa fatica a enumerare il numero di idiozie che si sia riuscito a mettere in
una sola frase. Smontiamone alcune:
- 1- C’è una diversità tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio battesimale, ma certamente essa non si fonda sul fatto di tenere il corpo del Signore in mano. Chi fa affermazioni così deve farsi (o rifarsi) un’infarinatura teologica e canonica di base per capire il distintivo ministeriale.
- 2- Nessuno è “degno” di ricevere il Signore né sulle mani, né in bocca… tutti, incluso il sacerdote, il vescovo e il papa, diciamo prima della comunione: «Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma dì soltanto una parola e io sarò salvato». Se riceviamo il Signore è perché riconosciamo che il suo amore ci rende degni e non perché ci riteniamo degni del suo amore e della sua immensa autodonazione.
- 3- Colui che entra nella tua bocca e ti purifica, non sarà certo profanato dalle tue mani. Il tuo peccato non è più forte della grazia del Signore e il tuo corpo è tempio dello Spirito Santo e non la “tomba” platoniana che Plotino si vergognava di avere.
- 4- Colui di cui dici «non sono degno di riceverlo sulle mani» è lo stesso che ha duramente rimproverato Pietro quando ha fatto “l’umile” rifiutando il Signore che è sceso a lavargli i piedi!! Quando ricevi la comunione ricevi l’umiltà e la condiscendenza di Dio.
Quando ricevi il
corpo di Cristo tra le tue mani (ed è una possibilità, non un obbligo), ciò che
conta è la venerazione, la coscienza di questo immenso Dono che ti rende degno
di sé. Lo “profani” con la tua ostinazione nel peccato e se lo ricevi con incoscienza
e in cattiva coscienza, non se lo accogli con le tue mani. È il cuore che può “profanare”
il corpo di Cristo non la mano.
LE OCCASIONI DELLA PROFANAZIONE?
Detto tutto
quanto precede, sono cosciente che ci sono occasioni in cui per ragioni
pratiche è auspicabile (e persino mandatario) dare la comunione
direttamente in bocca. Sono le occasioni dove la messa è particolarmente affollata,
dove un gran numero di partecipanti non fa parte della realtà ecclesiale. In
questo caso – e la ragione è pratica e non dogmatica – si corre il rischio che
qualcuno “rubi” il corpo del Signore per profanarlo con pratiche che ben
conosciamo (messe nere e compagnia brutta…). Ripeto: è una questione prettamente
pratica e di buon senso. Nelle altre occasioni, è sempre bene vivere l’Eucaristia
nella gratitudine alla grande Grazia di cui siamo indegni depositari, amati
follemente mentre ancora eravamo peccatori e resi degni dall’Amore che ci ha
scelti e purificati per presentarci a sé come la Sposa.
Un ultima cosa: dato
che anche chi prende la comunione direttamente in bocca può, tornando sul suo
posto furtivamente metterla via e farne quello che vuole, sarebbe una prassi ancora
più buona nelle comunità stabili conoscere bene le persone che frequentano la
messa. Sento di molte comunità non cattoliche che esercitano una grande accoglienza
a chiunque visiti le loro congregazioni, e ho sentito testimonianze di persone
che si sono convertite proprio a contatto di una tale ospitalità e accoglienza…
Questa prassi e quest’attenzione purtroppo non distingue – se non di rado – le
nostre comunità cattoliche. Tante volte ho sperimentato personalmente come si
possa frequentare tutti giorni e per mesi e mesi una chiesa senza avere il
minimo contatto umano al di là dell’accostamento ai divini sacramenti!
Esercita l’ospitalità
di Cristo, chissà, magari con la tua affabilità e la testimonianza dell’accoglienza
di Cristo aiuterai che viene in Chiesa per rubare il corpo di Cristo per
profanarlo a incontrare Cristo in te e tramite te.
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