In quel tempo, si presentarono alcuni a
riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto
scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse
loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per
aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti
allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di
Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di
Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo
stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale
aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma
non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a
cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve
sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora
quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se
porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Rm 8,1-11
Sal 23 Lc 13,1-9
Guardiamo di qua e di là cercando segni per
capire se siamo graditi a Dio o meno, e aspettiamo che la risposta di Dio ci
arrivi dagli eventi esterni, da approvazioni, successi e altro. È questo il
luogo comune degli interlocutori di Gesù. Il Signore non ci pensa due volte
prima di smontare questa teologia da quattro spicci. Il criterio del tuo
rapporto con Dio non si basa su quello che ti capita all’esterno, ma sulla
trasformazione vera che vivi dall’interno. Se sei in Cristo Gesù – e il frutto
si vede – né morte né vita, né gioia né dolore possono scollarti da lui. È
questo il criterio: «Ora non c’è più condanna per coloro che sono in Cristo
Gesù».