In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli:
«State attenti a voi stessi, che i vostri
cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e
che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti
esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la
terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché
abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire
davanti al Figlio dell’uomo».
Dn 7,15-27
Dn 3 Lc 21,34-36‑
Mi capita a volte, dopo un periodo che potrei
pur reputare come fecondo spiritualmente, di trovarmi assorbito e atterrito
dall’affanno per un problema esterno che sopraggiunge. In quel momento tocco il
fondo della mia fragilità e debolezza umana. È proprio per momenti del genere
che Gesù ci invita a pregare. Oserei dire di pregare non solo durante,
ma anche in anticipo. È bene pregare per quei momenti in cui non avremmo
la forza di pregare, alzare le mani per quei momenti in cui testa, mani e cuore
sarebbero sotterrati. È bene pregare: Signore, se ti abbandono, non mi
abbandonare, ma stringimi più forte a te.