In quel tempo, Gesù giunse presso il mare
di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta
folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li
deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di
stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che
camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e
disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non
hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo
il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto
tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?».
Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi
per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai
discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i
pezzi avanzati: sette sporte piene.
Is 25,6-10
Salmo 22 Mt 15,29-37
Letto alla luce dell’Avvento, il vangelo della
moltiplicazione dei pani e dei pesci riveste una luce tutta particolare. L’incarnazione
di Cristo è il gesto di compassione più audace e verace. Amare, infatti, è
farsi prossimo. E Cristo Gesù è Dio con noi che si fa uno di noi, mosso dalla
compassione che vediamo incarnata in questo vangelo: «Sento compassione per
la folla». Non chiede cibo, ma diventa cibo. Non spezza altro che se stesso
ed effonde su di noi i sette doni sovrabbondanti del suo Spirito. Il nostro
calice trabocca.