In
quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed
egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco
delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre
stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a
tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo
seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e
i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai
pubblicani e ai peccatori?».
Udito
questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i
malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
1Sam
9,1-4.10.17-19; 10,1 Sal 20 Mc 2,13-17
Chi
può meritare il favore di Dio? – Nessuno. Agostino insegna che i nostri stessi
meriti sono grazie del Signore. Allora la logica che deve guidare il nostro
rapporto col Signore non deve essere quella del merito, ma della grazia
gratuita, donata ed effusa non a partire da noi, ma a partire da lui. Il paradosso
è questo: il Padre non si china verso di noi perché lo meritiamo, ma perché non
lo meritiamo, proprio come si somministrano le medicine a chi ne ha bisogno. Questo
è il vangelo. Questa è la logica di Dio che sovverte i nostri crudeli sillogismi
autopunitivi. Apriamoci allo scandalo del Dio che non solo mangia con i
peccatori, ma diventa loro cibo.