Questa
è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme
sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò.
Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei
tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli
dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci
hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che
grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta
Isaìa».
Quelli
che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli
dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il
profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta
uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno
di slegare il laccio del sandalo».
Questo
avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
1Gv
2,22-28 Sal 97 Gv 1,19-28
La
Parola può risultare a volte un macigno nel cuore di chi la annuncia. Non tanto
perché gli altri – specie chi lo conosce – gli mostrano la discrepanza tra l’annuncio
e la sua vita, quanto perché lui stesso riconosce sempre che la Parola è più
grande di lui, delle sue parole e delle sue azioni. Da questo pese schiacciante
solleva solo un’umiltà simile a quella di Giovanni: un’umiltà non fatta di
sdolcinate sviolinate di umiliazione di sé a cui non ci crede nessuno, ma di un
sincero e spesso silenzioso riconoscimento della propria verità: «Io non sono
il Cristo… Io sono voce di uno che grida nel deserto», e in primis nel mio
deserto: Signore solo tu hai parole di vita, solo tu sei la Parola di vita.
Signore salvaci, Signore salvami. Ieshu’: Il Signore salva.