In
quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella
Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel
territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto
per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra
di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla
via del mare, oltre il Giordano,
Galilea
delle genti!
Il
popolo che abitava nelle tenebre
vide
una grande luce,
per
quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una
luce è sorta».
Da
allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei
cieli è vicino».
Gesù
percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il
vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati,
tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed
egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla
Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
1Gv
3,22-4,6 Sal 2 Mt 4,12-17.23-25
Il
vangelo di oggi è semplice e quasi piatto. L’evangelista, nel fare la rassegna
dell’annuncio e delle opere anche straordinarie di Gesù, lo fa senza termini
eclatanti. Perché questa pudica semplicità? Perché l’annuncio di Cristo non è
questione di effetti speciali, paroloni o idee sempre nuove per vendere il
prodotto. Il vangelo è uno, unico, uguale a se stesso. Qualcuno direbbe noioso.
Ma chi lo vive ti dice: è fedele, affidabile e provato. È antico e per questo è
capace di rinnovarti ogni giorno. È eterno e per questo osa dire a te oggi
senza mezzi termini: «Convertiti e credi al vangelo».