In
quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed
erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha
autorità, e non come gli scribi.
Ed
ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e
cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a
rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente:
«Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì
da lui.
Tutti
furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo?
Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e
gli obbediscono!».
La
sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
1Sam
1,9-20 1Sam 2,1.4-8 Mc 1,21-28
Due
volte in questo vangelo veniamo messi dinanzi all'autorità di Gesù. L'autorità
non è magia, non è fortuna. L'autorità spunta dalla coerenza tra parola ed
essere. In greco, infatti, la parola per autorità, exousia, implica
etimologicamente il radicamento nell'essere. L'annuncio di Gesù è autorevole
perché non promana meramente dalla bocca e neppure semplicemente dal suo
pensiero, ma dal fondo del suo essere, dal profondo della sua comunione con il
Padre. Donami, Signore, di radicare ogni mia parola pensata e detta nella
comunione con la Parola incarnata.