Tre giorni dopo, ci fu uno
sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù.
Fu invitato alle nozze anche
Gesù con i suoi discepoli.
Nel frattempo, venuto a
mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino».
E Gesù rispose: «Che ho da
fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».
La madre dice ai servi: «Fate
quello che vi dirà».
Vi erano là sei giare di
pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.
E Gesù disse loro: «Riempite
d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo.
Disse loro di nuovo: «Ora
attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono.
E come ebbe assaggiato
l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse
(ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo
e gli disse: «Tutti servono
da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu
invece hai conservato fino ad ora il vino buono».
Così Gesù diede inizio ai
suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli
credettero in lui.
Is
62,1-5 Sal 95 1Cor 12,4-11 Gv 2,1-11
«Riempite d'acqua le giare». In un testo nuziale, non solo perché parla di nozze umane, ma perché rimanda simbolicamente alle nozze dell’agnello, non poteva mancare il sì reciproco. Colui che ha creato il mondo dal nulla poteva riempire le giare dal nulla. È questo quello che spesso chiediamo a Dio, di intervenire, di stravolgere la natura, la nostra vita, le nostre abitudini… eppure, lo Sposo divino non riempie le mie giare senza il mio concorso. Sei giare imperfette ha la mia vita, in queste giare posso mettere solo la mia povera acqua. A Te questo basta. Tu, Otre increata che accoglie tutta l’ebbrezza eterna dell’Amore del Padre, non disprezzi la mia vita. Su queste giare Tu ogni giorni pronunci parole di transustanziazione.