In quel tempo, Gesù volle
partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di
Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli
disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti:
Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può
venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle
che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non
c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù:
«Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di
fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re
d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto
l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in
verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e
scendere sopra il Figlio dell’uomo».
1Gv 3,11-21 Sal 99
Gv 1,43-51
«È più facile spezzare un
atomo che un pregiudizio» diceva Einstein, ma lo sguardo amante di Gesù su Natanaele
è stato di una devastante potenza e ha spezzato il suo pregiudizio sul Rabbi di
Nazareth. Si dice che il vizio e la virtù sono parenti, come il carbone e i
diamanti (Karl Kraus). Ebbene, Natanaele aveva una qualità – la considerazione –
che poteva diventare o vizio (il pregiudizio) o virtù (sincera ricerca della
verità). Lo sguardo amante di Gesù ha bonificato il suo essere e ha fatto la
differenza. L’Amore vero che ci conosce fino in fondo e ci ama nella nostra
specificità redime la nostra vita, ci riscatta dai pregiudizi con i quali ci
atomizziamo, ovvero, ci isoliamo e ci corazziamo per non essere toccati, per
non essere amati e per non amare. Prende il carbone spento della nostra vita e
lo fa brillare della luce del Diamante eucaristico. Poesia? Per niente affatto!
Guardate gli occhi di un innamorato di Cristo e avete la prova.