In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State
attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere
ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro
che è nei cieli.
Dunque,
quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli
ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In
verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai
l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua
elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà.
E
quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli
angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente.
In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu
preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E
quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono
un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la
testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il
Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà».
Gl
2,12-18 Sal 50 2Cor 5,20-6,2 Mt 6,1-6.16-18
A
cosa servono preghiera e digiuno se non a unificare il nostro essere e
immergerci in Dio? Da qui il senso del contrasto presentato da Gesù. Un contrasto
non tanto fra Dio e gli altri, quanto tra noi e noi stessi. Se l’opera di
purificazione, infatti, è svolta con un intento sporco, e se l’opera di
unificazione è fatta con un cuore frantumato, diviso in se stesso, siamo proprio
alla frutta (altroché digiuno!). Da qui il primo digiuno – che non nega gli
altri ma li qualifica – è l’astinenza dalla doppiezza. E la prima preghiera è
quella di chiedere di non peccare mai contro la Luce.