In
quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti
da Gerusalemme.
Avendo
visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non
lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati
accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando
dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte
altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti
di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi
discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono
cibo con mani impure?».
Ed
egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo
popolo mi onora con le labbra,
ma
il suo cuore è lontano da me.
Invano
mi rendono culto,
insegnando
dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando
il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E
diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per
osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua
madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece
dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è
korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre
o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete
tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
1Re
8,22-23.27-30 Sal 83 Mc 7,1-13
È
casuale che nella diatriba sul legalismo dei giudei Gesù tiri in ballo la
questione del quarto comandamento? Niente affatto. L’esempio scelto da Gesù
mostra palesemente come non possiamo innestarci nella realtà di Dio se
stronchiamo le nostre radici umane. Non onorare il padre e la madre – e si badi
bene che il comando non chiede di amare, ma di onorare! – è inquinare e
maledire le sorgenti che scorrono dentro di noi. È pretendere di giungere in
Alto senza fondarsi nel basso. Il futuro di Dio non nega la mia storia, ma la
trasfigura in una dinamica di riconoscimento e di riconoscenza che redime anche
delle paternità e delle maternità che non sono state all’altezza.