In
quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra,
giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi
dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella
regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che
egli si trovasse.
E
là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle
piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e
quanti lo toccavano venivano salvati.
1Re
8,1-7.9-13 Sal 131 Mc 6,53-56
«Quanti
lo toccavano venivano salvati». Possiamo sospirare nostalgicamente e dire:
«Erano bei tempi», oppure possiamo aspirare ai grandi carismi, ad essere presenza
di Cristo. La Chiesa, infatti, non è testimone del Cristo passato (soltanto),
ma anche del Cristo presente, del suo passare oggi, tramite il nostro sguardo,
il nostro ascolto, i nostri silenzi e le nostre parole. Non esagerava Tertulliano
quando affermava che «la Chiesa è Cristo; perciò quando ti prosterni alle
ginocchia dei fratelli, tu tocchi Cristo, tu supplichi Cristo. Parimenti,
quando essi piangano su di te: è Cristo che soffre, è Cristo che supplica il
Padre». Siamo in qualche modo presenza sacramentale di Cristo nel mondo e gli
uni per gli altri.