La devozione al
preziosissimo sangue di Gesù è un solco nella tradizione che vede nel sangue il
simbolo forte della vita donata e dell’amore oblativo di Dio in Cristo. Non è
il sangue che ci salva, ma l’amore con cui il sangue è stato donato. Alla luce
di questo nesso, il libretto Sangue di misericordia di Ernesto di Fiore - pubblicato nella collana Strumenti di misericordia per Tau Editrice - ripercorre in sette meditazioni momenti in cui il sangue di Gesù è stato
versato.
Il libretto è
scritto in forma di meditazione rivolte a Cristo in seconda persona per
accompagnare la riflessione sull’amore di Cristo alla soglia della preghiera e
dell’adorazione che ama.
Il versamento di
ogni goccia di sangue di Cristo è riportata al desiderio di comunione che Dio
ha verso l’umano: «Ogni cosa che appartiene al nostro essere uomini tu l’hai
voluta toccare fino a starci dentro, sporcandoti le mani con noi. In te ora
scorre il nostro sangue, la nostra vita, e tu hai scelto di viverla pienamente
con tutto ciò che essa comporta».
La scoperta di
essere così follemente e gratuitamente amati da Dio è l’inizio di un cammino di
un’esistenza redenta, perché i condizionamento cedono il posto all’unico
condizionamento positivo: quello della «certezza del tuo amore che è
onnipresente. Quando nel cuore vive questa certezza, non si ha più paura di
essere se stessi».
L’effusione del
sangue non è da leggersi come atto di consacrazione del dolore. La croce non è
l’esaltazione del dolore, ma è la parola dell’amore fino alla fine. È un luogo
nuziale: «Per consumare la tua passione hai prediletto il talamo della croce».
È il come della
morte di Cristo che dona significato profondo e redentivo al suo morire:
«Dio è morto e
con Lui anche la nostra umanità.
La terra torna
informe e deserta, le tenebre ricoprono l’abisso del nulla da noi ricreato. Tutto
torna ad essere come prima che Dio dicesse “Sia la luce!”.
L’uomo è morto
per il suo peccato.
Nessun cespuglio
campestre è più sulla terra, l’erba non spunta più. Una sorgente di sangue
sgorga dal cielo e irriga tutto il suolo.
Dio è morto per
amore.
Chini il capo e
soffi il tuo spirito nelle narici di quella terra impastata con il tuo sangue.
Per amore il
peccato è vinto e con esso la morte.
E l’uomo
ridiviene un essere vivente!»
…
«La ferita del
tuo costato attrae la nostra ferita. Dal tuo cuore tu ci urli: “Se qualcuno ha
sete, venga a me, e beva chi crede in me”.
Dal tuo cuore mai
più ci allontaneremo e berremo per sempre alla fonte della tua misericordia».