In quel tempo, abbandonato in fretta il
sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi
discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse
si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse
loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea:
là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune
guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era
accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi
consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così:
“I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”.
E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi
libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo
le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a
oggi.
At 2,14.22-33 Sal 15
Mt 28,8-15
Il
saluto del Cristo risorto alle donne è più di un «salute a voi». È un invito
alla gioia: Chaírete; Gioite! La capacità di gioire: è questo ciò che ci
restituisce il Risorto, malgrado, nonostante e attraverso tutte le croci e le
morti della vita. E l’accoglienza da parte delle donne di questo dono del
Risorto non poteva essere migliore. Commentando questi versetti, la biblista
Rosalba Manes scrive: «All’invito di Gesù le donne reagiscono dispensandogli
affetto e venerazione. Anche l’abbraccio e l’adorazione rientrano nella diakonía
femminile che non disdegna il contatto fisico, non ha paura del corpo, sa
contemplare e fare anche del silenzio il linguaggio dell’amore»… Ecco, la
gestualità della tenerezza dell’attenzione sono partecipazione e preludio della
risurrezione, perché tante persone risorgono sotto il calore gioioso della
tenera e sincera attenzione.