Tra le grandi figure di convertiti del secolo scorso che hanno spiccato nella carità sociale, quale traduzione concreta e storica del vangelo, spicca la figura di Madeleine Delbrêl. Chi incontra i suoi scritti successivi alla conversione, fatica a credere che questa donna abbia pubblicato a soli 17 anni un libro dal titolo Dio è morto. Viva la morte, nel quale scrive con «esultanza corrosiva» contro Dio, il suo amore e contro chiunque crede all’amore.
L’ateismo e l’apostasia verso l’amore in tutte
le sue forme, era sicuramente alimentato in Madeleine dalla dolorosa relazione
tra suo padre e sua madre che sfocerà in una separazione di cui la Delbrêl non
nasconderà le ferite. Ciò che fa riflettere in questa giovane atea è che il suo
ateismo non era un’impresa leggera. Era cosciente delle implicazioni del suo
ateismo. Per lei – dopo “la morte di Dio” - «non bisogna vivere come persone
per le quali la vita è la gran cosa». L’eclissi di Dio è anche eclissi dell’umano
e di ogni orizzonte di significato.
La fase combattiva e combattuta della vita di
Madeleine giungerà a un tornante inaspettato quando incontrerà un gruppo di
giovani cristiani, tra i quali prenderà un rilievo molto personale il volto del
giovane Jean Maydieu. Questo giovane smonterà la sua teoria della furtività
dell’amore di cui scriveva nel già citato Dieu est mort. Vive la mort:
«Se amerò, sarà di quando in quando, come in un attimo di tregua, in fretta e
furia».
La biografia documentata scritta da G.
François e da B. Pitaud e tradotta in italiano per i tipi della EDB con il
titolo: Madeleine Delbrêl. Biografia di una mistica tra poesia e impegno sociale, manifesta come Madeleine sia stata toccata e invitata ad andare a
fondo nella sua «esigente ricerca intellettuale» grazie alla testimonianza di
questi amici. «Colpita dalla fede di Jean Maydieu e forse da quelle di altri
amici, avvia un percorso di grande onestà intellettuale. Poiché quelli che ama
e stima sono credenti, ha il dovere di esaminare di nuovo il problema». Lei
stessa afferma: «Non potevo più onestamente lasciare non il loro Dio, ma Dio
nell’assurdo». Ed è allora che Dio le appare come una «realtà possibile».
La sua onestà intellettuale si manifesta nel
fatto che quando coglie la «possibilità» di Dio, si mette sulle strade concrete
della verifica… e inizia a pregare!
«Se volevo essere sincera – scrive –, poiché Dio
non era più rigorosamente impossibile, non doveva essere trattato come
sicuramente inesistente. Scelsi la cosa che mi sembrava potesse meglio
esprimere il mio cambiamento di prospettiva: decisi di pregare».
La preghiera sarà la prima tappa di una
conversione continua, di un annuncio del vangelo che intreccia cultura,
mistica, poesia e prassi sociale. La sua convinzione radicale diventerà: «Guai
a me se non annuncio il vangelo; guai a me se non mi evangelizzo annunciando il
vangelo». E tra le espressioni più eloquenti di questa tensione evangelizzatrice
troviamo la sua bellissima poesia:
Se dovessi scegliereuna reliquia della tua Passione,
prenderei proprio quel catino
colmo d’acqua sporca.
Girerei il mondo con quel recipiente
ad ogni piede cingermi l’asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre il polpaccio
per non distinguere i nemici dagli amici,
e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo,
del drogato, del carcerato, dell’omicida,
di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego.
In silenzio...
finché tutti abbiano capito,
nel mio, il Tuo amore.
Se dovessi scegliereuna reliquia della tua Passione,
prenderei proprio quel catino
colmo d’acqua sporca.
Girerei il mondo con quel recipiente
ad ogni piede cingermi l’asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre il polpaccio
per non distinguere i nemici dagli amici,
e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo,
del drogato, del carcerato, dell’omicida,
di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego.
In silenzio...
finché tutti abbiano capito,
nel mio, il Tuo amore.