In
quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima
presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due
uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il
fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non
sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo
pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello
che possiedo”.
Il
pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al
cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io
vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché
chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Os
6,1-6 Sal 50 Lc 18,9-14
Incontrare
la fedeltà di Dio non è una cosa comoda, perché significa che devi essere – o meglio,
devi riconoscerti – in una situazione in cui hai bisogno di Qualcuno che ti sia
fedele. Dio ci ha creati per dipendere da lui e questo non è titolo di
sconfitta o di vergogna. Dio in sé è dipendenza, perché dove è amore, lì è
spazio libero per dipendere da un tu. Il Padre dipende dal Figlio e il Figlio
dipende dal Padre e – per così dire – lo Spirito pende dalle labbra di
entrambi. Insegnami a non disprezzare la mia povertà, il mio bisogno di te.
Abbi pietà di me peccatore.