In
quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel
recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un
brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano
gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna
per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore,
cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un
estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non
conoscono la voce degli estranei».
Gesù
disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora
Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta
delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti;
ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso
di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se
non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e
l’abbiano in abbondanza».
At
11,1-18 Sal 41 e 42 Gv 10,1-10
Gesù
è il buon Pastore che dà la vita in pienezza, ma è anche la porta attraverso la
quale bisogna passare per accogliere questa pienezza. Il suo dono non prescinde
da noi, ma dà valore alle nostre scelte e alla nostra sequela. Il vangelo della
grazia di Cristo non nega la nostra responsabilità, ma le dona pieno valore
perché ci rende collaboratori di Dio per la nostra salvezza e per la
trasfigurazione del mondo. E quando consentiamo ad essere strumenti con cui
tocca i cuori, possiamo pregustare già da questa terra cosa possa essere «la
vita in abbondanza», perché non solo viviamo ma trabocchiamo di Vita.