In
quel tempo, Gesù disse:
«Ti
rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste
cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché
così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio;
nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il
Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite
a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il
mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e
troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio
peso leggero».
1Gv 1,5-2,2
Sal 102 Mt 11,25-30
I
piccoli di cui parla il vangelo non sono «le piccole anime», ovvero, le anime
mediocri. Se guardiamo i bambini intorno a noi scopriamo che hanno solitamente desideri
di conoscenza, di incontro, di relazione ben più grandi di quelli degli adulti.
È forse perché riconoscono la loro piccolezza che sono aperti alla crescita, e
perché riconoscono quello che non sanno che si aprono alla conoscenza. La mitezza
e l’umiltà si rivelano condizioni di accesso alla vera grandezza, la grandezza
che siamo chiamati a ricevere da Dio. Ci rammenta santa Caterina da Siena: Non
accontentatevi delle piccole cose. Dio le vuole grandi. Se sarete quello che
dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo.