L’arte di pensare
– spiegava Jean Guitton qualche decennio fa in un suo stimolante saggio – è
anche l’arte dell’elezione e della gerarchizzazione. Potremmo dire che la
sapienza è anche saper scegliere cosa ritenere, saper trovare i nuclei
sintetici di un immenso pensiero, quelli che possiamo chiamare i nodi nucleari
e gli snodi cruciali di una visione, dai quali si potrebbe contemplare la
panoramica intera di un pensiero raccogliendo il fascino della luna in una
goccia d’acqua.
È opportuno
osservare che solo chi ha colto nel profondo la complessità di una questione
può presentarne una ri-narrazione semplificata senza per ciò stesso
annacquarla. È questo ciò che si potrebbe dire dell’impreso di Ugo Perone nel
suo Il racconto della filosofia. Breve storia della filosofia, edito per
i tipi della Queriniana e che vorrebbe essere «una presentazione snella ed
essenziale del pensiero filosofico occidentale».
L’autore,
cosciente dell’impresa preposta si chiede come sia possibile restringere in
poco più di 300 pagine una storia millenaria, e la sua risposta rispecchia
quando stavamo premettendo a questa presentazione: «Solo andando all’essenziale
ed esercitando scelte, che si cerca di motivare storicamente, ma sono frutto di
un gesto di libertà». Il «racconto» vorrebbe rivolgersi a tutti per ricordare
chi già conosce dei passaggi essenziali e per istruire con agilità chi si
accosta per la prima volta a uno sguardo globale alla filosofia e alla sua
storia.
Perché
«racconto»? È l’autore stesso a spiegare questo titolo: «La filosofia stessa è
narrazione. Non perché sia favola o poema, ma perché nelle molteplici forme
ch’essa ha assunto – dal dialogo al trattato, dal diario al saggio, dalle
meditazioni alla forma di sistema, dal poema all’argomentazione, rigorosamente
logica, e l’elenco potrebbe essere proseguito quasi indefinitamente – sempre
essa ha inteso dar vita a un mondo del pensiero (anche linguisticamente
connotato con originalità) che dia ragione del mondo della realtà». In altre
parole, la filosofia è un modo sensibile e sensato per rinarrare la complessità
della realtà, per trovare un ragionevolezza in un’esistenza che non sempre si
presenta come ragionevole. È il ridirsi l’esistenza affinché sia più reale la
sua realtà.
L’amore in
Plotino
Il tutto non si
esaurisce nel frammento, ma si intuisce. Il libro di Perone è un lettura della
filosofia. Una lettura completa? Sarebbe un torto all’autore stesso rispondere
di sì. Il libro è un invito alla lettura. A mo’ d’esempio presentiamo un
paragrafo riassuntivo della filosofia dell’amore di Plotino che “narra” a sua
volta l’insegnamento del suo Maestro Platone. Egli, infatti, non sarebbe un
discepolo di Platone se, per articolare in concreto la sua filosofia del descensus
e dell’ascensus non ricorresse al tema dell’eros e alla definizione
platonica del tempo.
«L’amore è
il sentimento di un’irrazionale parentela dell’anima con il bello, un desiderio
ancora vago e indefinito, insieme figlio di Ricchezza, che attrae verso il più
alto, e di Povertà, che di quello ci fa avvertire la mancanza. Ciò spiega
perché l’amore sia desiderio erotico che nel sensibile cerca la propria
soddisfazione (ciò che Plotino chiama l’Afrodite terrena), ma anche come la
bellezza corporea, che pure seduce, attragga perché traccia di una bellezza più
alta (l’Afrodite celeste). Eros è perciò “un essere affine alla materia”, ma è
altresì “un demone nato dall’anima, in quanto questa manca del bene e lo
desidera». L’amore è una passione che nasce dalla visione quando si ferma
all’apparenza che si vede, s’impiglia nella corporeità; quando coglie nell’apparenza
il rimando a ciò che in essa si annuncia, eleva verso una contemplazione
spirituale».
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