In
quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada
facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli
infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro
nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né
bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In
qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi
finché non sarete partiti.
Entrando
nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace
scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
At
11,21-26;13,1-3 Sal 97 Mt 10,7-13
L’intento
umano si inquina con grande facilità. Partiamo con un proposito con un intento
chiaro, poi iniziano a subentrare motivi e moventi marginali che, in qualche
modo, ci incatenano. Questo capita anche nell’annuncio del Vangelo. Magari iniziano
con il desiderio di annunciare la grande libertà dei figli di Dio che abbiamo ricevuto
in Cristo, poi pian piano iniziamo a badare anche alla ricezione e alla
reazione degli altri, fino a giungere a badare solo alle apparenze. Così, l’annuncio
di liberazione viene fatto dalle catene delle nostre dipendenze. Quanta
liberazione apporta alle nostre intenzioni questa parola di Gesù: «Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date»? Perché annunciare il Vangelo? Perché l’amore
di Dio mi ha graziato, ha spezzato le mie catene e continua a farlo, oggi,
adesso. Annuncio il Vangelo perché sono amato gratis, anzi, malgrado i miei “debiti”!