In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non
crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad
abolire, ma a dare pieno compimento.
In
verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un
solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi
dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a
fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li
osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
1Re
18,20-39 Sal 15 Mt 5,17-19:
«Ci
amiamo, non abbiamo bisogno di regole. La regola e il dovere uccidono l’amore».
Se non sono parole esatte, sono sicuramente molto vicine a quello che pensano
in tanti riguardo all’amore. Per certi versi è vero: l’amore è più grande delle
regole. Ma per altri versi è sbagliato, perché l’amore non è sregolato, non è
disordine. Questo vangelo ci pone dinanzi alla coincidenza tra legge e amore. L’amore
è compimento della legge, la legge è incarnazione dell’amore. Bevendo alla
sorgente dell’amore di Cristo, non diventiamo ubriachi e sregolati ma ebbri. Come
lo sposo del Cantico, il suo amore, che compenetra la legge, riordina in noi l’amore.
«Ordinavit in me caritatem». Il suo amore manifesta il fine della legge, non la
sua fine.