In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io
vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei,
non entrerete nel regno dei cieli.
Avete
inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere
sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio
fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello:
“Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà
destinato al fuoco della Geènna.
Se
dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello
ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’
prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti
presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché
l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga
gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai
pagato fino all’ultimo spicciolo!».
1Re
18,41-46 Sal 64 Mt 5,20-26
Non
è necessario usare un coltello o una pistola per uccidere. Basterebbe la
lingua. In questo vangelo, Gesù approfondisce il senso del quinto comandamento –
non uccidere – andando oltre la formulazione “negativa”, per mostrare il
contenuto positivo dell’amore che dobbiamo gli uni agli altri. Non basta non
uccidere, bisogna considerare e rispettare l’altro, bisogna donargli parole di
vita. Con-siderare ha a che fare con le stelle, è vedere lo splendore di stella
luminosa nella vita del prossimo. È aiutarlo a scoprire il senso profetico e
luminoso della sua esistenza. La cosa bella, poi, è che aiutando gli altri a
scoprire la loro luce, diventiamo luminosi pure noi.