In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

Os 2,16-18.21-22   Sal 144   Mt 9,18-26


Il sangue è un simbolo forte di vita: significa vita ed è vita. Quella donna che perde sangue è simbolo di Sion che attende l’infusione di una nuova vita, di quell’alleanza che attende un cuore nuovo, che aspetta che Dio stesso si faccia vita della sua vita. Questo rinnovamento avviene attraverso il contatto che è un’esperienza sensoriale unica. Con-tatto sta per un tocco reciproco. Se Gesù guarda verso di lei, non lo fa per ferire la sua timida discrezione, ma per dirle che ciò che la salva non è lo sfioramento accidentale e un po’ superstizioso, ma è la volontà amante di Dio che è toccata dalla fede, si lascia toccare nella carne di Cristo e ci tocca con la commozione rigeneratrice delle viscere del Padre.