Il ministero sacerdotale passa per un numero sconfinato di
esperienze e sfide dovute a circostanze ordinarie di coordinazione
parrocchiale, di gruppi, di movimenti, di relazione con la diocesi. Ma passa
anche per crisi e sfide dovute semplicemente alla vita e al cammino del
sacerdote. Il libro Paolo. Nel vivo del ministero, raccoglie
considerazioni e insegnamenti specifici sul ministero sacerdotale del Cardinal
Carlo Maria Martini.
Nello stile che lo contraddistingue, Martini medita alcuni
passi alcune pericopi paoline – in particolare della Seconda lettera ai Corinzi
– concentrandosi su aspetti che riguardano il ministero sacerdotale. Nasce così
una serie di meditazioni ricche, provocatorie e consolanti allo stesso tempo.
Martini si sofferma su alcune prove generali della visita
apostolica di san Paolo evidenziandone alcuni tratti distintivi e istruttivi. Paolo
vive prove di tre generi diversi: la prima è sentirsi ormai respinto dalla
maggioranza degli ebrei suoi fratelli nella fede. La seconda prova è costituita
dai contrasti interni della comunità cristiana che deludono Il grande sogno di
Paolo di una comunità unanime e armoniosa nella carità. La terza prova m tipo
interiore ed è costituita dagli alti e bassi emotivi del carattere di Paolo.
Fonte della fiducia
Quello che colpisce maggiormente nell'atteggiamento di Paolo
nei confronti di queste prove è la fiducia assoluta nel carisma e nel Dono
ricevuto. «Ciò che emerge è la coscienza di un uomo assolutamente certo che
tutto intorno a lui può sgretolarsi, ma non tale carisma. Anche là dove esprime
nella maniera più cruda le sofferenze che sta vivendo, emerge con forza
l'assoluta certezza del carisma gli è stato dato, nella sua vocazione, nella
sua missione intesa come dono dello Spirito Santo. A partire da questo dono dello Spirito, egli
giudica tutto il resto, e il suo carisma diventa, nelle prove, ancora più
luminoso e autentico».
Quando tutto viene meno, tutti i risultati sembrano svanire
nel nulla, non dovrebbe svanire la certezza della chiamata di Dio. Nulla ci
deve separare dall'amore di Cristo.
Questa fiducia di Paolo è vissuta in mezzi a difficoltà e modesti
successi. Martini spiega infatti che in quelle circostanze l'apostolato di
Paolo «tocca, di fatto, poche persone. Paolo sperava che toccasse una massa
(almeno il popolo giudaico) e invece tocca piccole comunità che non fanno
opinione pubblica. E queste circostanze
modeste, oscure, pelose, offrono molte amarezze quotidiane: per la meschinità
delle persone, per l'incostanza, per il tradimento di amici, per i sotterfugi
da cui Paolo si vede circondato, per la fatica di scegliere tra i veri falsi
apostoli, in un guazzabuglio di dottrine e di proposte».
Consolazione nella sofferenza
L'atteggiamento di Paolo in queste circostanze non è quello
di un'alternanza di sofferenza e gioia (il che sarebbe più che naturale). C'è,
invece, in lui una presenza qualitativa della Consolazione nelle sofferenze.
Paolo scrive: «Dio Padre del nostro Signore Gesù Cristo ci consola in ogni
nostra tribolazione». La gioia di cui parla non è una gioia generica, bensì è
una consolazione all'interno della tribolazione affrontata nel nome di Cristo.
Questo tratto cristico della sofferenza lo vediamo nel versetto seguente quando
Paolo dice: «abbondano le sofferenze di Cristo in noi». Non sono più le
sofferenze di Paolo, ma di Gesù Cristo. Paolo non vive più la sofferenza come
un destino solitario, ma come sofferenze di Cristo in lui. Sono sofferenze che
porta a causa e per il ministero di Cristo.
Ma Paolo continua: «Così per mezzo di Cristo abbonda anche
la nostra consolazione». L'apostolo manifesta la stretta correlazione tra le
sofferenze di Cristo e la consolazione di Cristo. Paolo legge nella sua
esperienza personale e nell'esperienza della comunità lo stesso mistero
pasquale di Cristo morto e risorto.
Un'altra dimensione delle prove di Paolo e che esse non sono
mai soltanto per sé stesso ma sono consolazioni apostoliche, consolazioni per
gli altri.
In poche parole, Paolo vive le difficoltà della vita non in un
orizzonte psicologico o orizzontale, ma le vive immerso nel mistero e nel
ministero di Cristo e nella dimensione di compartecipazione apostolica ed
ecclesiale all’opera di Gesù.