In
quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti
a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva
loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il
signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi
mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e
non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In
qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un
figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su
di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché
chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando
entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto,
guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di
Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue
piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai
nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio
è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente
di quella città».
I
settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si
sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal
cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra
serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi.
Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi
piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Is
66,10-14 Sal 65 Gal 6,14-18
Lc 10,1-12.17-20
Guardando
questo vangelo non si può che essere stupiti di quanto spazio il Signore abbia
dato all’uomo nell’opera di diffusione del suo Regno. In quei settantadue ci
siamo tutti noi. La nostra preghiera è fondamentale affinché fioriscano i
portatori dell’annuncio del Regno. La nostra opera è essenziale per far
conoscere e per testimoniare il Regno di Dio. In poche parole, il Signore ha
affidato all’uomo un’opera da Dio. Arroccarsi dietro a scuse e alibi di falsa
umiltà è dimenticare che l’opera di Dio che facciamo è inspiegabilmente il sì
nostro che sposa il Sì di Dio, la nostra debolezza che è sollevata dalla sua
forza.