In
quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero:
«Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non
digiunano?».
E
Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo
sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora
digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio,
perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa
peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli
otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in
otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Am
9,11-15 Sal 84 Mt 9,14-17
Parlavo
oggi con uno studente cresciuto in una famiglia molto religiosa, il quale mi
confidava che il percorso di studi fatto gli ha fatto scoprire che può essere
un buon cristiano senza essere scrupolosamente attaccato alla prassi esterna. Pur
rallegrandomi con lui di questa maturazione, ho tenuto ad avvisarlo che lo spirito
ha bisogno della carne, della forma, di abitudini e dei riti altrimenti si
perde e si disperde. Qual è allora il senso del passo del vangelo che stiamo
pregando? È bandire il digiuno o la prassi esterna? – No. Gesù stesso digiunava
e osservava lo spirito della Legge. Gesù ci richiama a vivere la fede nei sensi
senza perderne il senso, a riempire la prassi e l’ascesi del corpo con l’attenzione
e la grazia dello Spirito.