In
quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un
discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo
signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il
servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa,
quanto più quelli della sua famiglia!
Non
abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà
svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle
tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi
annunciatelo dalle terrazze.
E
non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di
uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far
perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due
passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a
terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono
tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò
chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al
Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini,
anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Is
6,1-8 Sal 92 Mt 10,24-33
Mi
ricordo di un ateo che derideva il fatto di un Dio che possa sentire le
preghiere di ogni creatura e diceva: «Non credi a Babbo Natale? Ebbene, è più
inverosimile un dio che ascolta lo rogne di tutti». L’associazione che mi è
venuta – specie perché le sue pretese erano scientiste – era quella tra il
cervello e ogni cellula del nostro corpo. Un cervello umano, nella sua
piccolezza, coordina miliardi di cellule mandando impulsi e ricevendo feedback
da ognuna di loro. Nel nostro piccolo siamo una debole analogia di come Dio sia
connesso a noi, di come la sua cura non è mai generica e generale, ma unica e
personale. Valiamo più di molti passeri…