Un paio di giorni prima di domenica scorsa ho
letto sulla bacheca di un’amica un articolo aprioristicamente contrario alla
presenza dei mussulmani nelle nostre chiese la domenica.
(Ora, solitamente, quando sui social vedo
qualcosa che non mi garba, vado oltre… mi sembra l’abc del galateo virtuale… o,
almeno, un gesto di tutela del mio e dell’altrui tempo e temperamento. Non
vogliamo mica risolvere le questioni universali a suon di tastiere e con
battute scritte con il soccorso indiscreto del correttore automatico?!)
Ma quella volta mi sono soffermato e ho
scritto a questa mia amica più o meno così: Ho una figlioccia convertita dall’islam
grazie a una messa. Piuttosto che mettere barricate aprioristiche cerchiamo di
testimoniare fede, verità e bellezza…
Ad esempio, l’assemblea – o il coro – prepari una
bella liturgia, non come i canti improvvisati ogni domenica che sono un insulto
al gusto e alla bellezza (non credo di parlare da marziano, e non credo che le
liturgie di cattivo gusto siano una prerogativa romana)… La leggenda racconta
che la Rus’ di Kiev ha scelto il cristianesimo piuttosto che l’islam o altre
religioni perché gli emissari inviati per ispezionare le varie fedi sono stati
rapiti dalla liturgia bizantina che gli ha fatti sentire non più della terra,
ma del cielo.
Ad esempio, i sacerdoti leggano e meditino le
letture prima e facciano omelie impregnate di preghiera e della potenza dello Spirito
Santo. Da habitué della messa feriale e festiva da oltre vent’anni, ormai ho
sviluppato una specie di fiuto per le omelie improvvisate (e ciononostante
lunghe… non c’è più pudore!). E in alcuni luoghi che frequento qualcuno usa (e
getta sul popolo) l’omelia passpartout, l’omelia per tutte le stagioni.
Per cui, per dirla brevemente, prima di
criticare i maomettani che entrano nelle nostre chiese, cerchiamo di fare un po’
di sana autocritica su come entriamo nelle nostre chiese e come viviamo le
nostre messe.
Non è l'ospitalità nelle chiese il problema, è il vuoto nelle chiese... Magari ospitassimo in Chiese piene di amore e di verità (due realtà inseparabili nel cristianesimo vero)... Entrerebbero estranei e uscirebbero fratelli in Cristo.
Non è l'ospitalità nelle chiese il problema, è il vuoto nelle chiese... Magari ospitassimo in Chiese piene di amore e di verità (due realtà inseparabili nel cristianesimo vero)... Entrerebbero estranei e uscirebbero fratelli in Cristo.
Ma…
Con ciò non vorrei dire che tutto quello che è
successo domenica andava bene… e non lo dico per il semplice gusto di essere polemico,
ma porterò avanti le mie argomentazioni.
E no… non mi ha scandalizzato la foto del
pane benedetto distribuito ai mussulmani. In alcune chiese in oriente, il
pane benedetto è dato a tutti, anche ai catecumeni. C’è una bella differenza
tra pane benedetto e pane consacrato (con le parole della transustanziazione). Quest’ultimo
è il corpo di Cristo. Mentre il pane benedetto è segno di condivisione, di
fratellanza, di cura. Per cui, non è questo il gesto che mi ha scandalizzato o
urtato.
Quello che mi ha profondamente alterato è il
buonismo con il quale in alcune chiese si è permesso agli imam di recitare
versetti del Corano. Per la precisione, nelle riprese fatte a Bari, l’imam ha
recitato “l’aprente”, ovvero, al-fatiha (الفاتحة).
Qualcuno dirà che male c’è? In quella preghiera – che apre ogni
preghiera mussulmana – si conclude chiedendo ad Allah di guidare l’orante nella
retta via «via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che [sono
incorsi] nella [Tua] ira, né degli sviati».
Secondo diverse interpretazioni, quelli su cui
è l’ira di Dio sono gli ebrei, mentre gli sviati sono i cristiani. Non lo dico
io, lo dicono tanti interpreti antichi del Corano. Giusto per permettere un
facile riferimento, riprendo il sito ahl-alquran (e faccio lo screenshot per
chi vorrebbe guardare l’originale arabo per conto proprio).
L’interprete spiega che: «la gente comune nell’islam
crede che la spiegazione di questo sacro versetto della sura di al-fatiha sia
quella presente nei libri dell’interpretazione e ciò che i predicatori
diffondono dagli amboni in ogni occasione. Se chiedi a qualsiasi mussulmano
della gente comune a chi si riferisca l’espressione “coloro che si sono incorsi
nell’ira” ti dirà che sono gli ebrei, e chi siano gli sviati, ti dirà che sono
i cristiani».
Il testo riporta, inoltre, l’interpretazione
autorevole di Ibn Kathir il quale dice che il versetto si riferisce a chi ha
perso la scienza e la prassi della verità, «perché gli ebrei hanno perso la
prassi della verità, mentre i cristiani la scienza della verità e per questo l’ira
è sugli ebrei, mentre i cristiani sono sviati perché chi sa e non fa merita l’ira
a differenza di chi non sa, e i cristiani non lo fanno intenzionalmente, ma non
sono giunti alla verità… ciò che distingue i cristiani è il fatto di essere
sviati, perché Allah ha detto di loro “si sono persi prima e hanno fatto
perdere tanti e hanno perso dalla retta via».
È come se io entrassi in moschea, per di più invitato
e riverito, e recitassi – in greco o in latino – il versetto del vangelo in cui
Gesù dirà che verranno dopo di lui molti falsi profeti: «Sorgeranno molti
falsi profeti e inganneranno molti» (Mt 24,11). È semplicemente di cattivo
gusto. Non perché non lo credo, ma perché non posso entrare nella casa di
qualcuno per solidarietà e sputarli in faccia.
Nella fattispecie, non posso entrare in una
chiesa per solidarietà dopo che un mio correligionario, da cui mi dissocio, ha
sgozzato un sacerdote anziano e inerme (e che ha contribuito a costruire una
moschea nel 2000!) e pontificare. Era più dignitoso tacere, pregare,
incontrarsi, abbracciarsi e cercare di costruire ponti solidi, non pontificare.
So che non ogni mussulmano pensa a ebrei e cristiani quando recita al-fatiha. So che, come ogni testo, è interpretabile... ma comunque la scelta era di cattivo gusto... in primis da parte di chi ospitava, parroco o vescovo che sia... la colpa è dei buonisti che in nome della
fratellanza non hanno né i nervi né i neuroni per capire che amare non è un volemose
bene qualunquista, ma è incontrarsi nell’accoglienza reciproca di identità
definite. Caritas in veritate.
Poi, un’altra cosa e chiudo... prometto... sono bellissimi
tutti i discorsi di solidarietà e di apertura e di ospitalità proclamati dagli
amboni (avrei il mio da ridire sugli amboni, specie durante una celebrazione
eucaristica… ma sto zitto, altrimenti andremo davvero per le lunghe e il mio
punto è altro)… ecco, dicevo: sono bellissimi tutti i discorsi di solidarietà e
di apertura e di ospitalità proclamati dagli amboni, ma io non vedo questi
discorsi realizzarsi nei paesi dove l’islam è maggioritario. Ancora oggi in
Arabia Saudita non puoi portare un vangelo e sperare di farla franca. Ancora oggi
vengono sorpresi, torturati e imprigionati cristiani col delitto di… pregare
insieme a casa! Ancora oggi non è permesso di costruire chiese in Arabia
Saudita… Tante cose, ancora oggi, sono solo chiacchiere… se vogliamo essere
fratelli, è il caso che si facciano meno chiacchiere e più gesti concreti… La
pace si costruisce, non si dice.