In quel
tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima
presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due
uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il
fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non
sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo
pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello
che possiedo”.
Il
pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al
cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi
dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché
chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Sir
35,15-17.20-22 Sal 33 2Tm 4,6-8.16-18 Lc 18,9-14
Nella
tradizione spirituale cristiana c’è una massima che dice che finché ti reputi
meglio di qualcuno non hai ancora iniziato la vita spirituale. Una cosa è
certa: quando non ti monti la testa stai meglio (e non solo per i selfie) e
riesci a imparare qualcosa da tutti. E la cosa più importante è che dinanzi
all’Altissimo non sei solo, perché Dio è dalla parte del peccatore cosciente e
riconoscente. Il Padre delle misericordie ha il cuore presso i miseri.
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