In
quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei,
il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più
peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se
non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone,
sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più
colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi
convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva
anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua
vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo:
“Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne
trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli
rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno
e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo
taglierai”».
Ef
4,7-16 Sal 121 Lc 13,1-9
Il
Signore ci invita a vedere la presenza di Dio nella storia (cf. il vangelo di
ieri), ma questo non significa addossare a Dio ogni virgola della storia, come
se fossimo tutti marionette nelle sue mani. La storia ha una sua autonomia e la
via regale per l’ingresso di Dio nella storia è la nostra attenzione e la
nostra conversione. Il fatto che oggi sono vivo non è fortuna, ma un’opportunità,
un’occasione per dire il mio sì, per permettere che sbocci in me il seme di Cristo.