In
quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che
divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito
giudice o mediatore sopra di voi?».
E
disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche
se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi
disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto
abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei
raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri
più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso:
Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia,
bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà
richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi
accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Ef
2,1-10 Sal 99 Lc 12,13-21
Il
nostro desiderio di possedere è subordinato al nostro desiderio dell'altro. Già
da bambini il giocattolo che ci attira di più è quello che l'altro ha in mano.
Siamo fatti per la relazione, per gli altri, per l'Altro. Ogni deviazione da
questo desiderio è un impoverimento. E non c'è ricchezza che compensi. Gesù non
disprezza la ricchezza, indica soltanto quella vera.