Si
avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò
nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i
cambiamonete.
Allora
fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e
i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai
venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della
casa del Padre mio un mercato!».
I
suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi
divorerà ».
Allora
i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare
queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo
farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito
in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava
del tempio del suo corpo.
Quando
poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto
questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Ez
47, 1-2.8-9.12 Sal 45 1Cor 3,9-11.16-17 Gv 2, 13-22
Quando
commemoriamo la dedizione di una chiesa, anche nel caso della madre di tutte le
chiese, dobbiamo ricordarci che il nostro vero tempio è Cristo. Questo corpo di
Cristo si regge su di lui, il capo, ma non si riduce a lui. Paolo ci ricorda
che noi siamo il corpo di Cristo e il tempio di Dio. Per questo la dedizione
della basilica Lateranense è in qualche modo un ricordo della nostra dedizione,
del nostro battesimo, del nostro sì totale a Cristo sposo.