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In quel tempo, vedendo le
folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi
discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei
cieli.
Beati quelli che sono nel
pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la
terra.
Beati quelli che hanno fame e
sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno
misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli
di Dio.
Beati i perseguitati per la
giustizia,
perché di essi è il regno dei
cieli.
Beati voi quando vi
insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro
di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli».
Sof 2,3;
3,12-13 Sal 145 1Cor 1,26-31 Mt 5,1-12
Il vangelo
delle beatitudini si commenta da solo: è la rivoluzione di Gesù. È l’autoritratto
di Dio che si manifesta nel volto del giovane predicatore di Nazareth. Questo
vangelo non ha bisogno di interpretazioni, quanto di interpreti. È un invito,
ogni volta che lo incontriamo a chiederci: qual è la beatitudine che mi
permette di interpretare e di ripresentare Cristo nella mia storia oggi… ora.
Per me questa volta è: beati i miti perché erediteranno la terra.