«Io ti rendo grazie,
o re vivente ed eterno
che mi hai restituito l’anima
con un atto di pietà:
grande è la tua fedeltà».
Così inizia il pio israelita la sua giornata
elevando al Signore la gratitudine e la lode.
È interessante la formulazione della preghiera
perché mostra una simbolica associazione tra sonno e morte e risveglio e vita.
L’atto di svegliarsi viene interpretato dalla liturgia ebraica come un vero e
proprio rinnovamento del miracolo della creazione. L’uomo viene liberato dal
sonno, che è un po’ di morte, e ottiene di nuovo l’anima, per elevare il
proprio spirito a chi gli dona tutto se stesso, corpo, anima e spirito.
Il libro di Luigi Cattani, La preghiera quotidiana di Israele, raccoglie tutte le preghiere recitate ogni giorno
dagli ebrei che seguono il rito sefardita o spagnolo, integrate in nota da
tutte le varianti del rito italiano e, parzialmente, di quello ashkenazita o
tedesco.
La raccolta delle preghiere – preceduta da una
ricca e interessante introduzione – presenta la tripartita preghiera di Israele
che si suddivide così:
- la preghiera del mattino, la più ampia della
giornata.
- la preghiera del pomeriggio.
- la preghiera della sera.
A queste tre preghiere si aggiungono le
preghiere che si consiglia di recitare individualmente appena prima del riposo
(una preghiera simile alla compieta per i cristiani) e soprattutto le
benedizioni nelle varie occasioni.
Questo dialogo di preghiera – che mostra l’affinità
tra la tradizione liturgica cristiana e quella ebraica – è per diversi autori,
tra cui Carlo Maria Martini, la via più efficace e naturale del dialogo giudeo-cristiano.
La prima tappa del dialogo, secondo Martini, è la preghiera. «È necessario che
i cristiani comprendano questo costante atteggiamento di benedizione e di lode:
berakhah e todah. Per vivificare l’eucaristia, per celebrare la liturgia
con tutti i venerandi e preziosi valori anche oggi presenti nella vita ebraica
intesa come liturgia, come ‘avodah, i cristiani dovrebbero abituarsi
sempre di più a capire la preghiera e la spiritualità degli ebrei».
Si coglie così che la preghiera non è una
delle tante attività della vita, ma che è l’attività che regge la vita e il
mondo. Un detto rabbinico afferma infatti che «su tre cose il mondo sta: sulla Torah,
sul culto e sulle opere di misericordia».