«Se chiederete qualche cosa al Padre nel
mio nome, egli ve la darà». Come può Gesù fare una proposta così “smentibile”?!
Quante cose chiediamo nel suo nome senza essere esauditi?! Tutto sta nel capire
cosa significhi questo “nel mio nome”. Non è assolutamente pronunciare la
formula magica del nome di Gesù come sostituto dell’abracadabra. Chiedere nel
nome di Gesù è essere trasformati, è entrare nel campo di Dio, nelle intenzioni
di Dio, nel cuore di Dio perché Gesù è dove è il cuore del Padre (essendo il
Figlio amato) ed è dove sono le viscere di Dio (perché il Figlio sta nel seno
del Padre, come insegna il Prologo di Giovanni). Chiedere nel nome di Gesù,
allora, è un’opera di trasformazione che accettiamo lentamente, accettando di
essere simili a Gesù il cui pane è fare la volontà del Padre.
Gv 16,23-28
In quel tempo, disse Gesù ai
suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi
dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora
non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra
gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in
modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente
vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che
pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete
amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono
venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
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