San Girolamo compose i commenti ai profeti minori in tre riprese: dal 389 al 392, nel 396 e nel 406. Il volume realizzato recentemente da Città Nuova Editrice che presenta i commenti in edizione bilingue latina e italiana ai libri di Naum e Michea risale al primo periodo. Girolamo era in Palestina.
Questi commenti, come quelli su Sofonia e Aggeo, sono dedicati a Paola ed Eustochio. La prima era una nobile matrona, conosciuta da Girolamo a Roma, che ospitava nella propria casa un circolo culturale cristiano. La seconda, come è ben noto, era la sua figlia spirituale prediletta.
Com'è costume di tutte le altre opere esegetiche di Girolamo, anche nei commenti ai profeti minori l'analisi è condotta versetto per versetto secondo l'ordine del libro profetico. La traduzione latina, conforme all'originale ebraico, è quasi sempre accompagnata da quella basata sui LXX. Girolamo comunque confronta altre versioni greche presenti nell’Hexapla e l'originale ebraico. A tal riguardo, si constata la presenza continua di parole ebraiche traslitterate.
Venendo ai due profeti in questa edizione, notiamo che il commento a Naum è costituito da un unico libro, introdotto da un prologo piuttosto breve e privo di conclusione. Nel commento a Naum, Girolamo si sofferma sulla visione del profeta contro Ninive e dopo l'analisi dei fatti storici legge un significato spirituale. Ninive è figura del mondo in cui viviamo e i veri Assiri di cui bisogna avere timore sono i persecutori dei credenti.
Il commento a Michea consta di due libri, Ognuno dei quali introdotto da un prologo di estensione modesta. Nel primo si discute dell’etimologia del nome del profeta Michea e del suo posto nel volume dei profeti minori secondo il canone ebraico e quello alessandrino. Il secondo libro, più elaborato stilisticamente, è una risposta alle ingiuste accuse di avere plagiato Origene.
Nel commento a Michea, Girolamo, nelle invettive contro Samaria, cioè il Regno delle 10 tribù, riconosce un'allusione agli eretici, i quali si sono separati dal corpo della chiesa.
Girolamo non si concentra sulle denunce sociali del profeta perché è più intento a ricavare la lezione spirituale dalle sue parole.
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