Dov’è Dio? Non lo si vede;
non si sa come sia fatto,
se sia vigile o distratto,
se riceve o non riceve,
se è Gesù biondo e gentile
o il tonante Padre Eterno
dalla gran barba di neve
come il vecchissimo Inverno.
Dov’è Dio? Non lo si vede.
Credi tu che si nasconda
Là, tra nube e nube? Oppure là tra fronda e fronda? Là,
credi tu, tra frasca e frasca?
Che diriga forse il tuono
Perché in terra c’è burrasca?
Che si assida sovra un trono
Come fa Sua Santità?
Dov’è Dio? Non lo si vede:
lo si sente come in terra.
Non è là, tra nube e nube,
non è là, tra frasca e frasca;
è in un alito di fede,
è in un petalo che casca.
Dov’è Dio? Non lo si vede,
né la tua mente lo afferra…
e se fosse proprio in terra,
con l’afflitta umanità?
Questa poesia di Marino Moretti, poeta cesenatico (1885-1979) è una delle tante poesie raccolte da Daniela Marcheschi nell’antologia Mille anni di poesia religiosa italiana. Il volume raccoglie oltre cento poesie che si aprono con il canto di Francesco «Altissimu, onnipotente, bon Signore…», noto generalmente come “cantico di frate Sole”.
I testi raccolti variano tra poesie di personaggi più noti e altri meno, ma non per questo di minore intrigo e interesse. Come potrebbe esserlo la poesia scelta a mo’ d’esempio da un autore meno noto di un Dante, un D’annunzio e altri.
«Ut pictura poesis», diceva Orazio e forse una raccolta poetica così vasta potrebbe contribuire a offrire ricche pennellate per esprimere meglio, da un lato l’animo umano nel suo anelito a Dio, dall’altro un tracciato di volto a Colui che è al di là di ogni raffigurazione e immaginazione. Poesie, insomma, non per definire Dio, ma per definirsi al suo cospetto, per stare alla sua presenza.
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