Cos’è la spiritualità? Essa è forse la profondità dell’anima di cui già Eraclito di Efeso faceva presagire gli abissi scrivendo nel V secolo prima di Cristo: «Per quanto tu possa camminare, neppure percorrendo intera la via, non riusciresti mai a trovare i confini dell’anima, tanto profondo è il lógos che essa porta con sé»?
Oggigiorno si parla molto di spiritualità e se si va a indagare il significato sottostante a tale termine, ci si trova dinanzi a realtà variegate, a volte contraddittorie tra di loro. Cosa si intende allora quando si parla di spiritualità biblica?
A questa domanda si dedica il libro di Gianfranco Card.Ravasi, Spiritualità e Bibbia. Nella prima delle cinque parti del volume, l’a. analizza il bisogno di uno spiraglio spirituale e mistico anche in scienziati e studiosi che non si riconoscevano in una tradizione religiosa o in una particolare forma di pratica spirituale. Già l’agnostico Bertrand Russell confessa: «I più grandi filosofi hanno sentito il bisogno sia della scienza sia della mistica». La mistica per lui è «poco più di una certa intensità e profondità di sentimento nei riguardi di ciò che si pensa a proposito dell’universo».
La mistica non nasce dalla conoscenza teorica, ma dall’esperienza concreta. Per questo Giovanni Gerson, cancelliere dell’Università di Parigi nel XIV secolo, asseriva che «coloro che non abbiano mai fatto l’esperienza interiore di Dio, non potranno mai sapere intimamente che cosa sia la teologia mistica».


Inoltre, «la mistica non è un decollo dalla terra verso cieli remoti, ma un tendere all’eterno e all’infinito tenendo i piedi ben piantati nella polvere della storia».
L’esperienza spirituale biblica non è, prima di tutto, un’esperienza su Dio ma di Dio. C’è un a priori assoluto di Dio rispetto a ogni desiderio dell’uomo, perché prima ancora che l’uomo s’interessa di Dio, è Dio che si prende cura di lui (cf. Is 40,27; 49,14-16)»
In principio all’esperienza biblica c’è la teofania, ossia un’epifania di Dio, c’è la sua eudokía o “buona volontà” che precede quella umana (cf. Lc 2,14). La Bibbia annunzia costantemente il primato della rivelazione divina sulla ricerca umana, della grazia sul merito, del regno di Dio che cresce da solo come il seme nella terra, sia che il contadino dorma sia che vegli (cf. Mc 4,26-29).
I luoghi della rivelazione biblica sono la storia, lo spazio e la parola, ed è lì che si gioca l’avventura della spiritualità nella concretezza dell’esperienza quotidiana.


Da qui parte la presentazione dell’a., con la concisione e chiarezza che la contraddistinguono, per declinare la spiritualità con i vari libri dell’Antico e del Nuovo Testamento.

Spiritualità e Bibbia
Spiritualità e Bibbia
Gianfranco Ravasi


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