«Quando si tratta di Dio, la confessione di ignoranza è
profonda conoscenza» scriveva Cirillo di Gerusalemme nelle sue catechesi. Quel
senso di ineffabilità di Dio contraddistingue la teologia dei Padri orientali,
ma l’apofatismo non è mai espresso a spese del volto katafatico della Rivelazione.
Il volume di George Prestige, Dio nel pensiero dei Padri, di cui la
prima edizione risale al 1936, rimane un ricco punto di riferimento sul tema.
Il titolo potrebbe essere frainteso. Il libro non è
un’introduzione generale ai Padri, ma si concentra in modo particolare sui
Padri orientale e più specificatamente quelli greci. Il volume nasce, infatti,
in stretto collegamento alle ricerche effettuate dall’autore per il Lessico del
greco patristico. Il libro, poi, «si occupa della dottrina piuttosto che dei
dottori, e la disposizione della materia segue il movimento del pensiero e non
le caratteristiche individuali dei pensatori».
La preferenza di Prestige per i Padri greci è dovuta anche
al fatto che essi – come dice egli stesso – «sono più filosofici dei loro
contemporanei latini».
Una delle importanti tesi che Prestige sostiene ed argomenta
è che il lavoro dei Padri non è stato una ellenizzazione del cristianesimo come
sostine Adolph von Harnack. Anzi, egli sostiene che tale scelta sia stata
«illegittima» perché «il metodo razionale non ha nulla di specificamente
ellenico, e ancor meno di pagano, se non per il fatto che i Greci ebbero
provvidenzialmente il privilegio di scoprirlo e di svilupparlo».
Tale convinzione è presentata in modo specifico riguardo
alla dottrina trinitaria, la quale venne declinata «attraverso un autentico
processo razionale e non per via di un sincretismo tra cristianesimo e
paganesimo».
Nel cap. I, l’a. esamina alcune etimologie del nome «Dio»
considerando le analogie bibliche. Il cap. II tratta in maniera più dettagliata
la questione della trascendenza divina. Il cap. III passa dalla natura di Dio
al modo di manifestarsi che gli è proprio.
Con il cap. IV si giunge al problema della Trinità. Il cap.
V parla dell’interessante e molto poco conosciuto tentativo, fatto da
Tertulliano e da Ippolito, di formulare una dichiarazione teologica intesa a
conciliare monoteismo e confessione trinitaria.
Il cap. VI esamina diverse teorie relative all’essere
divino, mentre il cap. VII passa in rassegna la questione del
subordinazionismo. Il capitolo VIII è dedicato al tema della persona (Prosopon).
Il capitolo IX prosegue con l’esame del concetto di ipostasi. I capp. X e XI
sono dedicati ad alcune questioni dell’homoousious. Mentre il cap. XII
verte sul tema dell’individualità delle persone divine.
Il cap. XIII tratteggia le origini di una corrente di
pensiero astratta culminata in Leonzio di Bisanzio e in Leonzio di Gerusalemme,
la cui predilezione per il formalismo schematico li condusse a far violenza
alla dottrina della Trinità per renderla verbalmente simile a quella dell’Incarnazione.
Il cap. XIV tratta della dottrina della circumincessio
delle persone divine.
Vuoi seguirci sul tuo smartphone? Puoi ricevere tutti gli articoli sul canale briciole