«Forse nessuno attacca più i comandamenti, per il semplice
motivo che nessuno li prende più sul serio». Questa osservazione di G. Bauer,
che introduce il volume I dieci comandamenti, ci interpella per vedere
se i comandamenti abbiano ancora l'energia sufficiente per determinare la
nostra vita e se possiamo ancora scorgere in essi la volontà personale di Dio
nei nostri riguardi.
Il volume raccoglie articoli di teologi, medici,
psicoterapeuti, politici e scrittori. prendendo le mosse dalla concreta
situazione di oggi, questi autori si mettono, con stili, sensibilità, e metodi
diversi a riflettere sul valore dei comandamenti e sulla loro provocazione per
l’oggi.
Il fatto che l'uomo moderno non abbia generalmente le
antenne per captare il peso dei comandamenti non ne nega la validità. Ciò non
nega neppure la necessità di cercare gli aspetti nuovi di questi comandamenti,
aspetti che l'uomo di alcuni secoli fa non doveva affrontare e non poteva
indovinare.
A mo' d'esempio, nel considerare il primo comandamento
Walter Dirks osserva che i «molti “ismi” del nostro tempo, le mode e le
convenzioni da esse introdotti, spesso non sono altro che surrogati di
religione» (28), e quindi tentazioni contro il primo comandamento. Queste “religioni”
se praticate dall'uomo lo rendono inumano e fanno risuonare, per contrasto, la
necessità del primo comandamento.
Dorothee Sölle si sofferma, invece, sul secondo comandamento
«Non ti farai alcuna immagine di Dio», effettuando un'analisi antropologica
della portata dell'immagine nella nostra esperienza. La teologa afferma che
qualsiasi immagine «mi ruba, si accaparra il mio futuro; dicendomi: “tu sei
così”, mi fissa non soltanto per oggi, ma anche per il domani; e mi preclude,
quindi infinite altre possibilità, anzi me le distrugge» (40).
Le nostre immagini possono nascondere delle insidie. Sölle sottolinea
che «noi infatti ci facciamo molte idee di Dio, nelle quali fissiamo con tutta
disinvoltura come egli deve essere o sembrare. Lo vogliamo proteggere da tutto
ciò che, a nostro avviso, lo umanizza e lo rileghiamo così in un posto dal quale
egli non ci può più neppur parlare. Per noi dunque le immagini potenti ed
efficaci non sono più quelle culturali, ma quelle della nostra immaginazione e
fantasia» (43)
Nella sua riflessione sul quarto comandamento, «onora il
padre e la madre», Ludwig Pongratz evidenzia che la via del comandamento non va
soltanto dai figli verso i genitori, ma anche dai genitori verso i figli.
I genitori che non sanno dire di “no” ai propri figli non li
preparano certo alla realtà della vita, perché la vita impone all'uomo rinunce
e sacrifici non indifferenti.
Secondo Ortega y Gasset, il fenomeno moderno del «giovanotto
contento, venuto al mondo per fare ciò che vuole» è il prodotto di un'atmosfera
familiare nella quale si tollerano azioni che, se compiute nella società o per
la strada, avrebbero inevitabilmente tristi conseguenze.
Un altro aspetto interessante dell'analisi del quarto
comandamento è la sfumatura psicologica con la quale il genitore è invitato a
capire che il figlio non è sua proprietà, ma «un ospite» a lui/lei affidato.
Lo sguardo attualizzante Sui dieci comandamenti offerto, con
qualità di riflessione diversa tra i vari autori, manifesta una costante ed è
questa: «Il peccato è usurpazione dei mezzi o asservimento dei fini» (134). Il
peccato, in altre parole, è disordine, caos e perdita della bellezza. «È l'amore
che conserva inalterato il giusto rapporto con le cose e i valori del mondo» (Ibidem).
In questa linea i dieci comandamenti si aprono all’essenzializzazione
e alla concentrazione cristologica nel comandamento dell'amore nella sua
duplice sfumatura Verso Dio e verso il prossimo.
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