«Il libro è una sosta nella vita. Che il movimento in avanti
prosegua». Questo augurio di Luis Alonso Shöckel, nel 1980 alla prima edizione
del libro di don Valerio Mannucci, Bibbia come Parola di Dio. Introduzione generale alla sacra scrittura, è stato in un certo senso profetico, non
soltanto per la grande accoglienza che questo libro ha ricevuto e per l’ispirazione
che esso ha apportato a generazioni di studiosi, ma anche per l'ultima edizione
riveduta, ampliata e aggiornata del volume fatta da Luca Mazzinghi per i tipi
della Queriniana.
Il nuovo volume ha quasi raddoppiato la lunghezza del primo
facendo proseguire la ricerca, che ha fatto grandi passi dal tempo della
redazione della prima edizione del volume, verso i lidi attuali della ricerca
biblica.
Chi ha studiato teologia negli ultimi 35 anni in Italia, (e
forse non solo), conosce l'agilità del testo del Mannucci il quale, pur
rispettando il genere letterario del manuale, si era preso già nella prima
redazione la libertà di non accontentarsi solo di informare, ma anche di
esprimere ed appellare, trasmettendo non soltanto la scienza ma anche l'amore
per la parola sacra.
Pur volendosi un semplice commento alla costituzione dogmatica
sulla Divina rivelazione Dei Verbum, il testo, di fatto, è molto di più
e le sue 5 parti costituiscono una ricca miniera per chi volesse approfondire
le questioni fondamentali riguardanti quello che i cristiani chiamano «parola
di Dio».
La riflessione parte da una specie di «filosofia della
parola», in quanto la parola non è assolutamente esclusiva della comunicazione
religiosa o rivelativa-divina. La parola si declina in chiave di informazione,
espressione e perfino di appello relazionale che coinvolge la dimensione dell’amicizia
e dell’amore. Alla luce di quest’ultima dimensione, la Bibbia viene declinata
in chiave di «parola amicale di Dio». Qui gli aa. analizzano, alla luce della Dei
Verbum l’iniziativa di Dio a cui piacque comunicare e comunicare se stesso con
parole ed eventi interconnessi (cf. DV 2). La riflessione, percorrendo
la storia biblica nei due testamenti, manifesta in definitiva la natura
cristologica della parola rivelativa.
La seconda parte del volume analizza la formazione del testo
sacro ripercorrendo la trasmissione della parola scritta in Israele fino ai
tempi di Gesù e degli apostoli e della formazione del NT. Questa parte si
dedica a presentare le versioni più importanti del testo biblico, nonché i
papiri tuttora disponibili e le edizioni critiche del testo sacro.
La terza parte guarda alla pagina sacra in quanto pagina
canonica ed ispirata. In particolare i capitoli nove e dieci di questa parte si
soffermano sulla riflessione storica riguardo all’ispirazione della Parola,
tema attualissimo e sul quale, nell’ambito divulgativo ed omiletico, pesano
troppe incomprensioni devianti. Opportunamente, questi due capitoli “storici”
sono seguiti da un capitolo ricco che presenta gli sviluppi recenti sul tema e
fa il punto sui problemi ancora aperti.
La parte seguente, più storica, presenta i due canoni dell’AT
(quello breve, palestinese e quello più lungo, alessandrino) e il canone del
NT.
La quinta parte si dedica, invece, alla questione dell’ermeneutica
biblica, la questione più in movimento e più in crescita dati i passi da
giganti fatti dai metodi ermeneutici dei testi antichi.
Robert Cheaib
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