«Dal connubio di desiderio e disperazione nasce la mistica».
Così si esprimeva il tardo Nietzsche e si se guardasse alla mistica da una
prospettiva meramente orizzontale, forse gli si darebbe ragione. Cosa spalanca
in noi, infatti, le finestre verso l’esperienza di Dio quanto la bellezza (che
ci fa uscire da noi stessi) e la sofferenza (che ci fa entrare in noi stessi)? Entrambe
ci distolgono dalle nostre sicurezze e ci aprono all’interrogativo di Dio.
Simone Weil, ad esempio, afferma che l’infelicità e la
bellezza sono le porte d’ingresso della vita vera.
Tra la gioia e la sofferenza abbiamo il ventaglio di tutte
le esperienze della vita. Tutta la vita può diventare esperienza mistica. In
questo senso, il presbitero Gotthard Fuchs afferma che «essere cattolico romano
significa giocare il tutto per il tutto. Significa essere in obbligo verso il
Dio di Gesù, che vuole farsi trovare e cercare in tutte le cose e in tutte le
relazioni». Questa è essenzialmente l’idea dietro al volume di Fuchs intitolato
Toccati dal divino, Per una mistica del quotidiano.
In un viaggio attraverso la Scrittura, la propria esperienza
e la letteratura, l’autore si pone sulle tracce della mistica feriale, quasi volesse
dare risposta al quesito posto da Thomas Mann nel suo Doctor Faustus:
«In fondo non c’è al mondo che un solo problema ed è questo: Come si fa
breccia? Come si spezza la crisalide e si diventa farfalla?».
La sfida della msitica cristiana non è l’esperienza dello
straordinario, ma la trasfigurazione dell’ordinario. «Lasciarsi trovare da Dio
in tutte le cose, questa è la grande arte». Ma cosa significa ciò? Significa
forse voler trovare un super-senso per ogni virgola del quotidiano? La risposta
di Fuchs è “no”. «Voler enfatizzare il quotidiano in senso spirituale o
addirittura caricarlo in senso “mistico” sarebbe tanto forzato quanto
fuorviante. C’è un tipo di “mania di senso” religiosa che ha il sapore di una
fuga dal mondo. Una toilette è una toilette e un appuntamento è un appuntamento
e nient’altro. La mistica non ha nulla a che fare con la ricerca di un senso
profondo – ma molto con la presenza, addirittura involontaria».
Cos’è la mistica del quotidiano allora? È l’invito «a
lasciarsi segnare da questa presenza divina e a capacitarsene in ogni cosa. La sfida
è esserci per davvero, e avere la percezione di ciò che è in questo preciso
momento. Allora la toilette e l’appuntamento sono altrettanto importanti quanto
la messa solenne e della beatitudine d’amore».
Forse, volendo riassumere la visuale di Fuchs possiamo dire
che la mistica del quotidiano non sono i fenomeni straordinari, ma è l’attenzione
a Dio nell’ordinario.
Robert Cheaib
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