Questa breve riflessione – #rispostalvolo – è sulla tanto ripresa espressione di papa Francesco dall'udienza generale di mercoledì 2 gennaio 2019: «C’è gente che è capace di tessere preghiere
atee, senza Dio e lo fanno per essere ammirati dagli uomini. E quante volte noi
vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e stanno lì tutta la
giornata o vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri o parlando male
della gente. Questo è uno scandalo! Meglio non andare in chiesa: vivi così,
come fossi ateo».
Il riassunto giornalistico di questa frase è stato: meglio
atei che ipocriti. E la lezione che ha ricevuto tanti cuoricini sui social è
questa: «basta essere persone oneste perché è ciò che importa. Non è necessario
andare in Chiesa. Non è necessario pregare»… insomma, un appiattimento orizzontale
della fede e un fraintendimento delle intenzioni del papa.
Per evitare di abbracciare «la lettera che uccide»,
cerchiamo di andare più a fondo della questione.
Parto da una «denuncia»: si vede che non si studia più la
retorica. Lo si vede – e lo dico in generale – innanzitutto per la connotazione
negativa che si dà alla parola.
Lo si vede per i discorsi noiosi dei politici e degli uomini
della religione di cui tante omelie non conciliano tanto con Dio quanto il
sonno!
La retorica non è l’arte di abusare delle parole, ma è l’arte
di usare bene le parole. Il retore non solo evoca, ma provoca. Per questo le
sue parole non solo informano, ma formano e trasformano.
La retorica non è una cosa negativa. Non è necessariamente sofistica,
ovvero abuso dell’argomentazione per fini di inganno.
Un ulteriore approfondimento in questo video di ieri suTV2000
Gesù stesso era un grande retore. Basti pensare a quanto alcune
sue espressioni lasciano interdetti se le si prende alla lettera. «Se uno viene
a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le
sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo» (Lc 14,26). Ma
cosa fa Gesù? Invita ad amare i nemici e a odiare i parenti? Certamente no.
Gesù provoca con un’espressione forte, per riordinare l’amore nel cuore di chi
lo ascolta. Chi non capisce i principi della retorica fraintende il Signore.
Vuoi conoscere altre risposte al volo in video? clicca qui: bit.ly/rispostalvolo
Torniamo allora alle parole del papa: ci sta forse dicendo
che basti essere “buoni”? ci sta dicendo che non è necessario pregare e che è
sufficiente essere onesti? No e mille volte no. Il papa sta proseguendo la
serie di catechesi sul padre nostro. Sta evocando l’insegnamento di Gesù sulla
preghiera. Sta invitando alla preghiera. E nell’invito alla preghiera, sta spiegando
cosa non è preghiera. Cosa non bisogna fare quando si prega. Nella fattispecie
dell’udienza del 2 gennaio 2019, il papa parla di due modi errati di pregare:
le preghiere atee e le preghiere pagane. Sono due forme che pervertono la
preghiera. La prima perché non bada alla persona che prega. La seconda perché
fraintende Colui a cui si rivolge la preghiera.
scopri la rubrica scritta #rispostalvolo
In breve, con una provocazione retorica, il papa ci sta paradossalmente invitando a pregare di più pregando meglio. E sì, non è un invito a non pregare o a
pregare poco. È vero: «È meglio essere atei che ipocriti». È vero, ma non è
tutta la verità. C’è un seguito da aggiungere: «La cosa migliore è essere
credenti coerenti». Credenti che scelgono «la parte migliore» (cf. Lc 10,42).
Impariamo a pregare bene, facendo verità. Fare verità è uno
dei fondamenti della preghiera (puoi vedere questo breve video sul tema). Fare
verità significa essere realmente se stessi davanti al Signore e riconoscere
chi veramente il Signore è: mio Padre. Preghiamo con Agostino: «Deus semper
idem, noverim me, noverim te» (O Dio che sei sempre lo stesso, che io
conosca me, che io conosca te).
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Robert Cheaib
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