di Maria Marzolla
Difficile restare
indifferenti ad un tramonto. Lo scorgi all’improvviso dalla finestra, colto
quasi alla sprovvista, come se non sapessi che tutti i giorni, più o meno a
quell’ora, il sole è lì all’orizzonte. Il desiderio è quello di eliminare quel
vetro e di trovarsi faccia a faccia con quei colori, quelle sfumature, quello
spettacolo primordiale degno di un grande Artista. Da adulti tentiamo di
catturare il momento con uno scatto fotografico, i piccoli, invece, tentano di
riprodurlo su un foglio. Ma ecco che arriva una domanda difficilissima: «Mamma,
ma Dio che colori ha usato per dipingere il mondo? Le tempere o gli
acquerelli?».
Un quesito davvero
complicato. Una domanda che proprio non ti aspettavi ma che ti spalanca, tutto
d’un tratto, un’altra prospettiva: se tutto questo è magnifico, Dio ha una
tavolozza di colori davvero straordinaria, di ottima fattura e introvabile sul
mercato, poiché frutto di un estro creativo divino. Ma quali? Tempere o
acquerelli?
E così inizi a pensarci
e poi a pensarci ancora e cominci a fare ricerche su quali colori sono stati
inventati prima e ti imbatti in una scoperta: a prescindere dai colori
utilizzati, il supporto pittorico deve essere sempre preparato. “Imprimitura”,
è questo il termine che definisce il primo strato di materia che viene
applicato sullo sfondo grezzo, qualsiasi esso sia, tela, carta o tavola. La sua
importanza? Fondamentale. Da esso dipende la buona riuscita dell’opera.
L’imprimitura e la
creazione: Dio ha impresso se stesso nel creato e a rivelarcelo, senza ombra di
dubbio, è il carattere della perfezione. Il creato è perfetto! Il verbo imprimere mi ha subito riportato alla
mente la parola imprinting: noi,
neonati, che seguiamo e imitiamo il creatore, a sua immagine e somiglianza, identificandolo come padre e madre.
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E così la tela della
nostra vita prende forma, impressa di Dio, prima ancora che dei colori. Ecco,
appunto. E i colori? Quando si pensa alla tavolozza viene subito in mente
l’arcobaleno, simbolo di alleanza tra Dio e gli uomini dopo il diluvio
universale. E ritornano alla mente i versi del Siracide (43,11-12):
“Osserva
l’arcobaleno e benedici colui che lo ha fatto:
quanto
è bello nel suo splendore!
Avvolge
il cielo con un cerchio di gloria,
lo
hanno teso le mani dell’Altissimo”.
I colori formano un
cerchio, ancora una volta la forma perfetta. È Dio che ci tende i colori, ce li
offre, che siano tempere o acquerelli, distinti o sfumati, tutto dipende dalle
nostre scelte. Ma una cosa è certa, sin dall’origine ci ha pensati così. A
colori!
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