Siamo davanti a un fatto curioso: un giudeo, senza seguire Gesù, usa il suo nome negli esorcismi e pare che funzioni, tanto da suscitare una specie di invidia-gelosia in Giovanni, «figlio del tuono». E per certi versi, uno potrebbe dare ragione a Giovanni: «Signore, deve smetterla! Non vedi che questo tipo usa il tuo nome come una specie di formula di scongiuro? Neanche sa chi sei!». Gesù invece replica: «Non glielo impedite». Cosa sono queste parole di Gesù? Parole di canonizzazione del relativismo? No. Nell'insegnamento di Gesù troviamo tutt'altro che relativismo. Cosa sono allora? Sono parole che echeggiano il cuore del Padre. Un Padre si aggrappa a ogni minima speranza per attirare a sé e al proprio amore i propri figli. Il Maestro coglie questo piccolo barlume per sperare di poter attirare quell'uomo alla pienezza della sua luce. In gioco non è la verità. In gioco è l'amore.
#pregolaParola
(Mc 9,38-40)
Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

Robert Cheaib
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