San Giovanni
Damasceno paragonava il linguaggio pittorico delle icone a quello narrativo dei
vangeli. Nei suoi dibattiti con gli iconoclasti e con l’islam sottolineava che
non smetterà mai di venerare la materia da cui è passata la salvezza. La
materia è il corpo di Cristo, la materia è la materia dei sacramenti.
Un’icona non è
solo un pezzo di legno con un disegno, è una porta d’ingresso che permette la
contemplazione del disegno salvifico di Dio. Prima di essere “scritta” sul
legno, l’icona è pregata nel silenzio e nel digiuno. Il suo scopo è quello di
elevare lo sguardo verso ciò che il Concilio Secondo di Nicea chiama “l’archetipo”.
Per cui la materia non è se non un mezzo per elevare il cuore verso l’Essere,
verso la realtà più reale, la realtà divina.
Le icone si
comprendono quando le si incontra con lo stesso spirito con cui sono scritte.
Lo spirito orante e contemplativo. Il volumetto di Angelo Vaccarella, Iconae preghiera. Esercizi spirituali con la Parola dipinta, è un tentativo per
permettere la concretizzazione di questo atto contemplativo. Il volume presenta
diciassette icone seguendo uno schema che permette non solo di comprendere
alcuni dei loro dettagli, ma di vivere un itinerario di preghiera. Lo schema è
il seguente:
- segno della
croce, preghiera iniziale, canto.
- presentazione
dell’icona.
- ascolto della
Parola.
- meditazione.
- contemplazione.
- preghiera.
- riflessione
personale.
- preghiera e
azione.
- preghiere spontanee.
- preghiere
conclusive.
Il percorso può accompagnare
la preghiera personale come anche la preghiera di una comunità scandendo Parola
scritta e Parola disegnata lungo momenti fondamentali dell’anno liturgico.
Robert Cheaib
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